Editoriali Slider — 16 Gennaio 2023

Esaminare il primo vero episodio freddo o invernale della stagione a fine seconda decade di gennaio fa un certo effetto e, di sicuro, per gli amanti di una troposfera e di un tempo invernale nella norma, tutt’altro che consolante. Questo è un primo motivo che costringe chi non deve, per ragioni di ricerca di seguito, solleticare o eccitare masse di popolo, a non consideralo quel chissà che cosa; siamo infatti di fronte ad una normalissima irruzione che, in un inverno normale, dovrebbe presentarsi più volte o con una certa frequenza. Il secondo motivo per il quale, da freddista, ritengo che non ci si debba esaltare troppo è che, nel complesso, ma questo è da confermare, lo stesso episodio potrebbe risultare, dal punto di vista di un durevole significativo afflusso freddo, non così straordinario. Se osserviamo, ad es., l’evoluzione che ci propone l’accreditato modello europeo, notiamo certamente un bell’affondo artico-marittimo nelle vesti di una notevole saccatura, ma notiamo anche che, in prospettiva, la stessa saccatura tende a configurarsi come una sorta di semi-cut-off, non così aperto a sbuffate siberiane o artico-continentali. E’ certamente vero che un tale affondo, esemplare nei modi assai canonici di evolvere, non potrà mancare di apportare una fase di deciso maltempo generalizzato seguito da un certo strascico di tempo instabile e da decise diminuzioni termiche; ma è ancora tutta da vedere la sua tendenza ad aprire al freddo continentale in modo franco e persistente. Che avremo una fase invernale, ed anche con alcuni giorni probabilmente caratterizzati da temperature moderatamente sotto la norma, è comunque scontato. Che avremo, invece, il grande freddo od il gelo è molto più incerto se non improbabile. E questo considerando un forecast di medio termine o di medio-lungo e che arriva ad esaminare il tempo di circa 5-7 giorni. Sempre se ci limitiamo ad osservare quanto ci racconta il modello europeo, che comunque nel medio termine non si discosta così tanto da vari altri modelli, osserviamo che intorno ai giorni 21/22 la sacca artico marittima, nel disegno rappresentata dalle frecce grandi in sovraimpressione tratteggiate, ha prodotto, in base ad una delle più classiche evoluzioni delle irruzioni di questo tipo, un vero e proprio vortice mediterraneo nelle vesti di una circolazione quasi chiusa che è andata concentrandosi sul centro-sud e che muove aria fredda balcanica e dal nord-est europeo. Un disegno, questo, che nel complesso racconta di una situazione prettamente invernale, e d’altra parte siamo in pieno inverno, promossa da una circolazione fredda ciclonica, capace di attirare, con modi che, però, non appaiono, almeno temporaneamente, così drastici, l’aria fredda continentale. Naturalmente stiamo sempre trattando di evoluzioni possibili, senza escludere, come sempre è corretto fare, variazioni al tema, in un senso o in un altro…

Pierangelo Perelli

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