Al netto di possibili ondulazioni in grado di movimentare moderatamente il contesto meteo da qui a fine seconda decade la nota dominante non sembra affatto quella di spinte meridiane in grado di farci assaggiare i primi veri freddi. Intanto al seguito del modesto affondo incipiente e caratterizzante questa metà del mese subentrerà una azione stabilizzante anticiclonica tutt’altro che foriera di sbuffate settentrionali, e poi andrà configurandosi un disegno strettamente zonale o, comunque, di segno più o meno occidentale. E’ pur vero che dopo la metà del mese i massimi barici sembrano voler trasferirsi più ad ovest e sull’atlantico, ma per nulla nell’ambito di cadute dell’indice NAO ed invece nell’ambito di aumenti di gradiente barico, tra alte e basse latitutini, di tutto rispetto ed indicativi tanto di una solida fascia sub-tropicale quanto di un vortice polare profondo e compatto. E se lo stesso vortice polare tenterà di abbassarsi gradualmente di latitudine scongiurando profili da inquietanti promontori sub-tropicali, lo farà, comunque e probabilmente, nel contesto di un jet stream sostenuto lungo una direttrice ovest-est. Il disegno della situazione su scala emisferica previsto tra fine seconda ed inizio terza decade è eloquente nel raccontarci di un corso che vede un teso flusso di correnti in quota occidentali lungo il medio atlantico e l’europa centro-settentrionale e che vede, per effetto di tale corso e di una relativamente solida fascia sub-tropicale, moderati affondi destinati a cut-off o a vortici in isolamento. Ovviamente nulla a che vedere con le situazioni invernali nelle quali l’aria fredda di un vortice polare che si scompatta o che allenta le sue maglie scivola di latitudine producendo quelle classiche situazioni invernali finite nel dimenticatoio. Naturalmente stiamo sempre trattando di medio/lungo termine e, pertanto, delle ipotesi attuali più probabili, che non escludono, mai e per come sappiamo, eventuali future variazioni al tema…
Pierangelo Perelli