Riportiamo l’analisi di Andrea – Cumulo di roveda (MI) – www.meteoforum.com
La previsione temporalesca sarà complicata e potrebbe riservare sorprese in un senso e nell’altro.
Dalle mappe pare ormai sicuro che il passaggio del cavo d’onda di vorticità avverrà tra il pomeriggio e la prima nottata. Questo non è un fattore da sottovalutare, perchè si tratta delle ore più calde e – conseguentemente – potenzialmente più instabili della giornata proprio grazie all’azione del Sole. Una stessa dinamica, che avviene in fasi della giornata differenti, ha differenti potenzialità nell’azionare la convezione.
Detto questo, pare che la giornata di Giovedì sarà caratterizzata da cieli sostanzialmente soleggiati, con temperature elevate (>28/30°C). La massa d’aria che stazionerà su di noi (e gran parte dell’Europa centrale) sarà particolarmente instabile; lo si nota dai valori molto elevati di lapse rate nei medi livelli della troposfera:
Per intenderci, il lapse rate mostrato in questa mappa è il divario termico tra i 700 hPa e i 500 hPa. E’ un parametro utile per stabilire l’entità del CAPE, o per lo meno se tende ad essere ampliato o meno. E’ chiaro che più i valori sono alti, maggiore è il gradiente termico nei medi livelli e di conseguenza il CAPE è potenzialmente più alto.
Bene; ora vediamo come si andranno a sovrapporre getto e CAPE. Questo per capire quali sono le aree che – sulla carta – sono a maggior rischio di fenomeni violenti. Questo perchè non sempre quando c’è getto c’è CAPE, e viceversa. Questa volta pare che ci siano entrambi:
La presenza della jet-stream è intuibile osservando il deep-layer shear, ossia la differenza dell’intensità del vento tra il primo km di quota e l’ottavo. Come si nota dall’immagine i valori maggiori (40 nodi) vanno dai pirenei, alla provenza, al NW italiano, alla Francia orientale, Germania occidentale e Paesi Bassi. Ma non in tutte queste aree abbiamo CAPE. Esso è presente in particolare su una ristretta fascia estesa in verticale dal NW italiano, alla Svizzera, alla Germania occidentale e ai Paesi Bassi. Meno robusto sulla Francia dove le celle a quel punto dovrebbero essere già in azione o passate.
Quindi sulla carte, le aree maggiormente predisposte a temporali inclinati e di conseguenza più intensi sono quelle citate sopra.
Ora passiamo a vedere se e come ci sarà un disturbo alla colonna troposferica, disturbo che dovrebbe agire da “miccia” per l’esplosione convettiva. Per farlo osserviamo la temperatura potenziale in media troposfera, unita alla direzione dei venti. La temperatura potenziale è un ottimo tracciante di masse d’aria, e aiuta molto a capire le avvezioni di masse d’aria di natura differente.
Sul NW italiano dovrebbero scorrere due differenti avvezioni di aria più instabile, legate al vortice francese: la prima tra la notte e il primo mattino.
Tuttavia in questo frangente dovrebbe generarsi solo nuvolosità sulle pianure, e qualche temporale sull’arco alpino occidentale. La seconda giungerebbe tra il tardo pomeriggio e la serata:
In questo secondo frangente l’avvezione è più decisa, in quanto legata al passaggio del nucleo più intenso di vorticità lungo l’arco alpino occidentale. Questo è sicuramente un disturbo troposferico da tenere in considerazione; considerando tutta la situazione termodinamica preesistente – molto carica e come detto potenzialmente molto instabile – potrebbe agire da miccia generando celle anche sul NW italiano oltre che – chiaramente – oltralpe.
Infine, anche nei bassi strati il fronte pare essere ben presente. Il suo movimento WSW-ENE, nonostante tutta la struttura in quota tenda a “scappar via” verso NE al di là delle Alpi, potrebbe agire da innesco generando un’instabilizzazione dal basso….generalmente attraverso qualche dry-line tipica della pianura padana in seguito all’ingresso di venti più secchi dall’appennino.