Editoriali Slider — 25 Settembre 2024

Un giorno forse sarà possibile identificare le precise aree di un prossimo fenomeno alluvionale e far scattare l’efficace allarme volto ad evitare certe tragedie. Le alluvioni lampo, in gergo internazionale anglosassone “flash flood”, sono, il più spesso delle volte, dovute ad una certa situazione meteo in cui convivono spiccate condizioni favorevoli allo sviluppo di cluster temporaleschi e una relativa stazionarietà del flusso in quota. La situazione che è maturata nelle ultime ore è, in verità, una classica situazione occidentale mobile, ma alcuni giorni fa la perturbazione atlantica in gioco, prima di sfondare in modo deciso, ha dovuto fare i conti con un certo muro anticiclonico che, per qualche tempo, ha reso la corrispondente instabilità pre-frontale, piuttosto stazionaria, ovvero distribuita in un flusso sud-occidentale restìo a traslare in modo rapido verso levante. In questi casi l’eventuale cluster temporalesco lineare rigenerante finisce per presentare una dinamica che lo fa insistere, con il continuo sviluppo di nuove celle senza soluzione di continuità, sulla medesima zona per ore. Se a questo associamo una possibile forte intensità del sistema e dei rovesci associati si può ben capire come possano cadere, su quella zona ed anche nell’arco di poche ore, i 200/300 ed oltre mm di pioggia causa dell’alluvione lampo. Preme, però, sottolineare, come, in detti casi, non basti affatto incolpare del tutto i cumulonembi. C’è da dire, per es., che case vicinissime ai torrenti, nel caso di piogge forti, sono sempre da considerare a rischio; ma c’è poi, anche e soprattutto, da considerare che certe piene repentine, con l’acqua che irrompe verso le case come fosse una cascata, sono, dal punto di vista causale, legate ad alvei inadeguati, invasi di terreno e di vegetazione, e legati alla formazione conseguente di ammassi di vegetazione che funzionano come dighe. Il disegno, che si riferisce alla situazione generale meteo di quei momenti tragici, illustra un quadro che ricorda molto quello dell’alluvione toscana di un anno fa e che, certamente, di quadri analoghi del passato, ne ricorda tanti altri. La fase è quella di un cambio meteo dettato da una moderata sacca atlantica che invade il mediterraneo centro-settentrionale e che tende a scardinare una certa resistenza anticiclonica (colori e frecce blu). Lo sviluppo di una certa circolazione depressionaria al suolo conseguente (linee chiare delle isobare) non può che favorire una configurazione in convergenza con richiamo di aria caldo-umida (frecce rosse). Vengono a concretizzarsi, con particolari effetti sulla zona cerchiata, una situazione di flusso sud-occidentale in quota fatto di divergenza lungo la costa tirrenica e di diffluenza tra toscana ed emilia-romagna, ed una situazione di flusso meridionale o sciroccale nei bassi strati, per una configurazione generale che apre, in maniera netta, alla possibilità di sviluppi temporaleschi rigeneranti lungo la medesima costa tirrenica settentrionale…

Pierangelo Perelli

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