La stagione invernale 2013/2014 ha ancora molto da dover dire, ma finora questa prima parte si è certamente contraddistinta per un andamento piuttosto anomalo sul comparto euro-asiatico, con temperature di gran lunga al di sopra della norma. Andamento invece decisamente opposto nel Nord America, bersaglio delle frequenti gelide incursioni artiche del Vortice Polare. A determinare questa situazione il particolare asse del Vortice Polare, parzialmente sbilanciato sul Nord America, e la particolare vitalità del motore ciclonico tra Groenlandia e Nord Atlantico, che ha ripetutamente convogliato le correnti miti oceaniche verso il Vecchio Continente. Qualcosa sta mutando in questo mese di gennaio, grazie ad un Vortice Polare che mostra primi cenni parziali di crisi, con la conseguenza che il gelo ha avuto modo di manifestarsi fin sul Nord Europa e la Russia.

Per avere significative discese artiche a latitudini più basse europee bisognerà però attendere che il blocco anticiclonico azzorriano possa salire di latitudine e disporsi lungo i meridiani (ne abbiamo parlato già ampiamente come ipotesi di tendenza per fine mese). Manca ancora tanto alla fine dell’inverno, ma quel che si può dire è che finora questa stagione è stata ben diversa dagli ultimi 3 inverni, tra l’altro questi ultimi tutti caratterizzati dall’indice AO su livelli quasi costantemente negativi (Vortice Polare più debole, all’opposto di quest’anno): la cartina in basso mostra le anomalie termiche di tutto il trimestre dicembre-gennaio-febbraio dal 2010 al 2013 ed è evidente come nelle precedenti ultime stagioni era stato il comparto euro-asiatico ad avere un clima più fresco e prossimo alla media, mentre tra Nord America e Groenlandia aveva prevalso un clima più caldo rispetto alla media del trentennio 1951-1980.
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