Editoriali — 17 Febbraio 2014

Il capitolo inverno 2013-2014 è all’epilogo; lo è in termini sostanziali. Una stagione così anonima non la ricordo e può essere, senza dubbio, annoverata come tra le più anomale degli ultimi decenni. E non potrà certo riscattarsi attraverso eventuali colpi di coda di inizio primavera, sempre possibili ma anche assai fastidiosi e fuori luogo. I forecast che ci proiettano fino ad inizio marzo testimoniano questa analisi e rinnovano la estrema persistenza di un contesto senza oscillazioni e senza aperture apprezzabili tra il sub-tropicale ed il vortice polare. Quest’ultimo ha riservato le sue sacche fredde ad altre aree dell’emisfero e si è costantemente presentato, su europa ed area mediterranea, con la sua componente occidentale, decisa, compatta o quasi, priva di sbavature. Con questa spinta anche il freddo russo-siberiano, a volte prodigo di espansioni almeno in senso termico, è risultato assai privo di forza di opposizione e di coraggio. I freddisti, me compreso, allora, possono arrendersi ed abbandonare speranze ed illusioni, oramai da serbare per l’anno prossimo. Ho disegnato, a simbolo di tutto questo contesto, un probabile episodio instabile con affondo mediterraneo ad inizio mese, caratterizzato da espansione azzorriana in atlantico e conseguente frustata ciclonica in rapido transito sull’italia. E ho schematizzato la rapida evoluzione successiva, rappresentata dalla spinta zonale, anche in questo caso ostinatamente attenta a non farsi sorprendere ed impegnata a muovere verso levante, onde evitare anche i minimi ristagni, la modesta ondulazione del jet stream. Si, cari freddisti, se ne riparla a dicembre…

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Pierangelo Perelli

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