(ANSAmed) – ROMA – Prepariamoci a salutare il tipico profilo costiero dello Stivale italiano e più in generale di buona parte del mar Mediterraneo: l’azione combinata di aumento dei mari, di 1 metro entro il 2100, e lo sprofondare di alcune regioni mette a rischio regioni come pianura Padana, Calabria e Sardegna. A prevederlo è uno studio dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv) pubblicato su Special Publication della Geological Society of London. Cambiamenti climatici – e il conseguente scioglimento dei ghiacci polari – movimenti delle placche tettoniche, terremoti e attività vulcanica: sono questi gli inesauribili “motori” che plasmano il paesaggio del nostro pianeta e che stanno ora trasformando, o meglio proseguono nella loro azione, le coste dell’intero Mediterraneo.
Lo studio conferma come le acque del Mediterraneo salgano di 1,8 millimetri all’anno, con una previsione sull’aumento del livello del mare di circa 1 metro entro la fine del secolo e di oltre 2 entro il 2200. A questo si aggiunge il fatto che alcune regioni sono interessate da fenomeni detti di “subsidenza”, ossia l’abbassamento del terreno per causa naturali o umane: un “mix” che porterà alla trasformazione delle linee di costa. “Per quanto riguarda l’Italia – ha spiegato Marco Anzidei, responsabile dello studio – le zone più a rischio di ingressione marina sono le coste presso la foce del Volturno e del Po, la laguna veneta, alcune località del Tirreno, della Sardegna, della Calabria e le isole Eolie. Meno esposte risultano invece le coste pugliesi, in Italia, parte dell’isola di Creta, la costa Israeliana e parte del Nord Africa”.(ANSAmed).