Rischio maxi-incendi in aumento fra 2070 e 2100 rispetto al periodo 1981-2010 in Italia e nel bacino del Mediterraneo, specie in concomitanza con le ondate di calore. E’ uno dei primi dati del progetto ‘FUME’ che vede al lavoro sui fattori meteo e clima relativi al fenomeno ‘grandi incendi’ (oltre i 7mila ettari) il gruppo del Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici (CMCC) di Sassari, che ricorda come nel Mediterraneo nel 95% dei casi l’innesco sia colposo o doloso, senza trascurare altri elementi come vento forte,umidita’ e aumento della massa della vegetazione, legato all’esodo rurale verso le citta’ e le zone costiere.
incendi california 08Negli ultimi 15 anni nel Mediterraneo la cifra degli incendi e dell’area bruciata e’ calata, ma ”si osservano picchi dei grandi incendi che corrispondono ad ondate di calore e periodi di siccita’ pronunciata, ed e’ questo che ci dobbiamo aspettare in futuro: un aumento degli eventi estremi” afferma Valentina Bacciu, ricercatrice del CMCC. ”Sicuramente, se si considerano gli scenari del cambiamento climatico – spiega all’Ansa Michele Salis, ricercatore dell’Universita’ di Sassari che collabora al progetto CMCC – ci sara’ un incremento del numero di giornate con temperature minime sui 20 gradi e massime vicine ai 40 gradi, associate a grandi incendi, come quella del Nord della Sardegna del 23 luglio del 2009: in un giorno sono andati in fumo ventimila ettari, piu’ del dato medio annuo di 19mila ettari della Sardegna fra 2000 e 2010”. Secondo il ricercatore ”in certe giornate ci sono condizioni tali (forte intensita’ del vento, bassa umidita’ relativa, alte temperature, spesso piu’ focolai in diverse zone) che portano le fiamme ad avere una capacita’ e intensita’ di propagazione tali da non essere facilmente arginabili, anche con i migliori mezzi in campo. In un grande incendio in Sardegna sempre il 23 luglio ma del 2007, cosi’ come quello in Attica in Grecia il 21 agosto del 2009, le fiamme hanno divorato anche mille ettari all’ora”. Per questo occorre puntare di piu’ sulle attivita’ di prevenzione e mitigazione del rischio incendi. Come in Usa ”dove con la crisi ci sono forti spinte verso la riduzione del budget per la fase di emergenza a favore del potenziamento di monitoraggio e formazione” conclude Salis.
Nel caso dell’Italia ”gli incendi non sono solo estivi e ci sono anche al Nord, con fattori diversi – spiega Valentina Bacciu – e al Nord sono piu’ comuni cause come fulmini, mentre al Sud l’innesco naturale e’ pari allo 0,2%”, ma ”con un circuito virtuoso di formazione si diminuisce l’insorgenza del fuoco, spesso provocato non solo volontariamente ma accidentalmente, dall’uomo”.
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