Ambiente, territorio & dissesti — 04 Aprile 2014

discarica bussi corpo forestaleFino a tutti gli anni ’60 il sito industriale chimico di Bussi (Pescara) ha sversato una tonnellata al giorno di veleni residui della produzione nel fiume Tirino. È il passaggio forte della requisitoria dei pm Annarita Mantini e Giuseppe Bellelli al processo in Corte d’Assise a Chieti sulla discarica della ex Montedison.

La Procura di Pescara durante la requisitoria ha reso pubblica una lettera inviata nel 1972 dal Comune di Pescara a firma dell’assessore Contratti ai vertici della Montedison di Bussi nella quale chiedeva di rimuovere i rifiuti tossici interrati nel sito perché costituivano un pericolo di inquinamento concreto per le falde acquifere dell’acquedotto Giardino che forniva l’acqua potabile a tutta la Val Pescara. Per i Pm questo dimostra come già allora si sapesse degli effetti letali dell’interramento dei rifiuti. I pm hanno mostrato un documento interno dell’azienda in cui la stessa Montedison segnalava che l’acidità delle scorie avrebbe potuto sciogliere i cassoni di cemento utilizzati per seppellire i rifiuti industriali nella discarica Tremonti. A fine anni ’70 Montedison inseriva le scorie acide in cassoni di cemento che poi venivano portati con dei camion nella discarica Tremonti per essere seppelliti: è quanto ricostruito, citando una testimonianza agli atti, dai pm nella requisitoria. I pm hanno poi mostrato il documento sull’effetto dell’acidità delle scorie sul cemento.

Poi un colpo a sorpresa in Corte d’Assise durante la requisitoria: l’accusa ha mostrato un documento agli atti datato 1992 e che per i pm si riferisce alla conclusione di una riunione tra alcuni degli imputati. Uno schema ‘confessione’ in cui si citano problemi di clorurati nell’acquedotto Giardino.

Una “pistola fumante” che continua ancora ad inquinare. Così, a quanto appreso, il perito della procura di Pescara, citato dai pm Mantini e Bellelli nel corso della requisitoria al processo a porte chiuse, definisce la megadiscarica dei veleni a Bussi. Per il perito il ‘capping’ (copertura), ha avuto effetto positivo ma i valori sono ancora sopra la soglia. La conferma da perizie ad hoc. Non continuerebbe ad inquinare, invece, per il perito della difesa: sarebbe il fiume a contaminare alcuni pozzi.

Discarica Bussi: Relazione Iss, pericolo vero per salute

(di Luca Prosperi e Lorenzo Dolce)

Un pericolo concreto per la salute umana rispetto al rischio di ingestione di mercurio – anche nella forma organica altamente tossica – veicolato tramite suolo, sedimenti ed acque superficiali nella filiera alimentare. E’ quanto recita uno dei passaggi della relazione dell’Istituto Superiore di Sanità depositata al Processo in Assise a Chieti sulla megadiscarica di veleni di Bussi sul Tirino (Pescara). E insieme al mercurio, enormi quantità anche di piombo, sversato in acqua e sui terreni per almeno 30 anni. Quest’ulteriore colpo arriva alla vigilia della seconda udienza del Processo che si terrà domani in corte d’Assise a Chieti e che vede una ventina di imputati tra i vertici della ex Montedison.

Dopo il dato sull’acqua – per anni e fino al 2007 circa 700mila persone avrebbero bevuto acqua contaminata -, ad evidenziare come la contaminazione abbia interessato anche la filiera alimentare è stato il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, che stamani è tornato ad illustrare i contenuti della relazione, nel corso di un sit in promosso davanti all’assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo, a Pescara. Stando alla relazione dell’Iss, il pericolo è non solo di ingestione, ma anche di “inalazione di polveri e vapori di mercurio, particolarmente nelle aree oggetto del procedimento, ma anche in territori distanti dal sito originale di contaminazione, in considerazione della notevole volatilità dell’elemento”.

Lo studio del 1981 citato nella relazione parla di concentrazioni medie di mercurio, nei campioni di vegetali coltivati in prossimità del fiume Pescara presi in considerazione, valori considerati ‘medio alti’ in base alle conoscenze dell’epoca. Sulla base delle informazioni Efsa 2012, oggi si può dire che i valori, in particolare in riferimento alla cariosside di grano utilizzata per trasformazione in farina, erano “44-150 volte superiori alle concentrazioni tipicamente riscontrate nell’alimento in Europa”. Per il piombo si tratta di un ”inquinamento ambientale di particolare gravità in considerazione dell’estensione territoriale e temporale (almeno due-tre decenni)”.

Per quanto riguarda lo studio del 1972 sui pesci e sulle persone che hanno consumato pesce, i valori di mercurio erano risultati di circa 4,5 volte superiori ai livelli di legge alla foce del fiume Pescara. I dati sui capelli, inoltre, hanno evidenziato che i livelli erano 14 volte superiori a quelli tipici degli adulti nei consumatori giornalieri di pesce e circa 5 volte superiori nei consumatori occasionali di Pesca della città di Pescara. Dallo studio di pesci di dimensioni modeste catturati nel fiume Pescara erano emerse concentrazioni che andavano dal limite di legge a valori circa 39 volte superiori a tale limite, con una media di circa 3,5 volte superiore. Immediate le reazioni della politica.

Un’indagine epidemiologica approfondita per valutare i danni alla salute degli abitanti di Bussi e delle zone limitrofe è stata chiesta dal Presidente della Regione nonché commissario straordinario alla sanità, Gianni Chiodi, al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin in una lettera nella quale il Governatore dichiara la volontà di fare piena luce sulla vicenda per approntare al più presto un programma specifico di interventi.
Ansa.it

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