Tra tutte le idrometeore, ossia tra i vari tipi di precipitazione, la grandine è sicuramente quella più temuta. Ma cos’è in buona sostanza la grandine? E’ una precipitazione solida formata quindi da pezzi di ghiaccio che cadono essenzialmente dalle nubi temporalesche, ossia dai cumulonembi. Da questo primo concetto possiamo dedurre che le caratteristiche primarie della grandine dipendono sostanzialmente dalla fisica della nube e dal suo sviluppo verticale.
Le correnti verticali, dette convettive, portano l’agglomerato di ghiaccio presente nella nube temporalesca scendere e poi risalire a grandi altezze, quindi rispettivamente a fondere parzialmente a quote basse, salvo poi ri-gelare in altitudine. Più giri compirà il nostro chicco di grandine così costituito all’interno della nube, più diventerà grande.
Va da sè che cumulonembi molto sviluppati in altezza (anche 10-12 km), quindi dotati di maggiore energia cinetica tipica delle situazioni estive, porteranno a grandine di dimensioni maggiori. Questo anche perchè la forza notevole delle correnti ascendenti permetterà ai chicchi di rimanere in sospensione fino a quando questi ultimi avranno assunto un peso molto elevato, ma non solo. I chicchi di grandine saranno anche molto più duri perchè nel loro saliscendi all’interno della nube avranno catturato altre particelle di ghiaccio e di acqua, la cui alternanza conferisce al chicco la tipica forma sferoidale a a strati successivi più o meno brinati. Il loro peso porterà i chicchi a cadere molto velocemente, raggiungeranno il suolo praticamente intatti. La situazione descritta porta alle tipiche grandinate accompagnate da danni, anche ingenti (vedi video ia fondo articolo riferito ad una violentissima grandinata estiva nell’Imolese).
La grandine però non è sempre così “cattiva”. Può presentarsi anche sotto forma più coreografica e “simpatica”, ovvero senza causare danni. E’ il caso delle grandinate primaverili (in primavere climaticamente normali), allorquando l’energia a disposizione delle nubi temporalesche è molto minore e così anche la potenza delle correnti ascendenti. Va da sè che le dimensioni verticali della nube, dato lo spessore troposferico meno dilatato rispetto all’estate, saranno più contenute (anche solo 5-6 km) e i processi di saliscendi dei nostri chicchi di grandine daranno luogo ad una precipitazione finale più sottile e praticamente inoffensiva. Per contro le temperature più basse all’interno della colonna d’aria favoriranno una precipitazione più fitta, anche se di consistenza più morbida, e con probabile accumulo al suolo.
Concludendo: attenzione alle grandinate estive, soprattutto nelle zone padane, quelle notoriamente più battute dagli eventi violenti, niente paura per le grandinate primaverili; se la primavera è normale sono tutto fumo e niente arrosto.
Luca Angelini per Meteoservice.net