Brutte notizie per le vicende climatiche future dell’Europa. Infatti vi sono ormai sicuri indizi di un rallentamento della Corrente del Golfo, quel fiume di acque calde superficiali che dall’Atlantico tropicale si dirige verso il Golfo del Messico e da qui poi spinge verso il Nord Europa, contribuendo rendere mite e abitabile il clima di tali paesi
Infatti in un recentissimo studio, appena pubblicato sulla Rivista “Ocean Science“, è stato mostrato, dati alla mano, che l’Atlantic Meridional Overturnig Circulation (AMOC – vedi figura)), ovvero la corrente marina dell’Atlantico meridionale, simmetrica a quella del Golfo, ha subito un rallentamento tanto che il volume di acqua da essa trasportato è diminuito, tra il 2004 e il 2012, di circa 2.5 Sv (1 Sv = 1 Svendrup = 1 milione di metri cubi al secondo), pari ad una contrazione percentuale del 10-15 %. Siccome a sua volta la AMOC alimenta anche la Corrente del Golfo, è stata osservato, come era prevedibile, negli ultimi 5-10 anni un rallentamento anche in questa ultima, nella misura del 0.5 Sv pari 2-3% della portata normale della Gulf Stream.
Certo, non è la prima volta nella sua storia che la Corrente del Golfo si dissolve. Già circa 12000 anni fa, al termine dell’’ultima grande glaciazione, mentre il resto del Pianeta si riscaldava, invece in soli 100 anni in Europa e nel Nord America le temperature medie calarono improvvisamente di circa 6 °C e per un migliaio di anni (periodo noto come Younger Dryas) tanto che i ghiacci tornarono ad invadere i due continenti. Il tutto a causa appunto di un blocco della corrente del Golfo che solo da 2 mila anni era tornata a spingere le sue acque calde fino al Nord Atlantico. Nei millenni durante i quali la coltre glaciale si era sciolta erano affluite nell’Atlantico grandi quantità di acqua dolce. All’inizio le acque di fusione prodotte dalla coltre di ghiaccio sul Nord America si riversavano nel Golfo del Messico, attraverso l’odierno Mississippi. Circa 12000 anni fa il ritiro dei ghiacci aprì invece un nuovo sbocco: attraverso la regione dei Grandi Laghi e il fiume San Lorenzo grandi quantità di acqua dolce si riversarono nel Nord Atlantico. Come conseguenza la salinità di questo tratto di oceano si ridusse al punto da bloccare nuovamente il nastro trasportatore, che solo mille ani più tardi riprese a funzionare. Il noto film prende lo spunto da un simile blocco della corrente del golfo.
In tempi più recenti, alla fine degli anni ’60, vi fu un sensibile calo della salinità del Nord Atlantico: il fenomeno, noto come la “grande anomalia salina”, vide un’enorme pozza di acqua poco salata, e quindi meno densa del normale, galleggiare per anni nel nord Atlantico, rallentando il caldo flusso della Gulf Stream. Gli effetti si fecero sentire soprattutto in Europa, per qualche anno colpita da inverni rigidi e da estati fresche. A parte alcune forzature scenografiche, sulla tempistica degli venti, il film citato descrive un evento che ora sembra concretizzarsi in realtà. E’ infatti certo che il global warming del pianeta stia provocando una massiccia fusione dei ghiacci polari. La deglaciazione della Groenlandia sta avvenendo a un ritmo di 220 miliardi di metri cubi di acqua dolce all’anno. E’ una quantità così grande, che l’Oceano non riesce a rimescolarla, per cui si accumula nel Nord dell’Atlantico. Le acque dolci di fusione dei ghiacci polari rendono a loro volta meno salate e quindi meno dense le acque portate dalla corrente del Golfo fino alle alte latitudini.
La maggiore leggerezza finale delle acque superficiali della Gulf Stream fa sì che esse non possano più sprofondare fino 3000 metri circa nell’Atlantico settentrionale come “deep current”, onde alimentare il circuito chiuso del nastro trasportatore di calore in superficie (“surface current”). Questo mancato inabissamento delle acque della Gulf Stream sul Nord Atlantico crea a sua volta un muro che blocca progressivamente in superficie la Corrente del Golfo, un evento che le recenti osservazioni indicano come già in atto.
Probabilmente il rallentamento osservato nella corrente del Golfo potrebbe essere il primo sintomo precursore di un blocco totale della corrente medesima. Per fortuna un simile evento richiederebbe almeno un centinaio di anno.
Però, paradossalmente, mentre la maggior parte della comunità scientifica grida che tra 100 anni circa rischiamo di “morire tutti bruciati” a causa dell’incremento dei gas-sera, invece l’Europa potrebbe piombare nel freddo e nel gelo, complice ancora l’incremento dell’effetto serra.
http://www.meteogiuliacci.it/articoli/the-day-after-thomorrow–quando-la-fiction-minaccia-di-divenire-realta.html