Come abbiamo più volte evidenziato in altri articoli, in inverno le più importanti ondate di freddo sono portate dal gelido vortice (ciclone) polare, costretto ad uscire oltre il circolo polare da intrusioni di robusti anticicloni freddi generati dalla lunga permanenza dio masse d’aria al di sopra delle superfici innevate delle Alte latitudini.
Ma perché per prevedere l’arrivo di ondate di freddo si chiama in ballo il vortice polare?
Ebbene per 2 motivi:
- Da una parte perché è appunto il serbatoio di aria fredda;
- In secondo luogo perché la posizione del vortice polare stratosferico è il migliore indice precursore dello “splitting” del medesimo verso più basse latitudini perché i modelli riescono a prevedere con maggiore precisone l’evoluzione della circolazione stratosferico, ovvero lontano dai disturbi (flussi calore, e vapore; barriere orografiche) tipici nei primi 5-10 km (troposfera).
La fig.1 mostra i 3 lobi in cui è attualmente frantumato il vortice polare stratosferico. Uno di questi è quello che sta portando, dal 29 dicembre, freddo, neve e vento su Abruzzo, Molise e al Sud.
Nell’animazione allegata QUI relativa alla posizione del vortice polare a 20 km di quota fino al 12 gennaio, sono evidenti altre due irruzioni del vortice fino alle medio-basse latitudini sull’Europa (in blu): una intorno al 3 gennaio, una seconda intorno all’8 gennaio.
Poi tra il 10 e il 12 gennaio il vortice si traferirà sul Nord America con il suo carico di aria fredda. Ma vi sono buoni motivi, come l’innevamento record sul compianto euro-asiatico, per credere che ritornerà presto sull’Europa,
L’animazione è derivata dalle medie di ensemble del modello americano GFS
Fonte: www.meteogiuliacci.it