Editoriali — 26 Settembre 2014

di Nikolas Rossi – Ogni giorno e in svariate situazioni della vita quotidiana l’uomo è in balia del tempo meteorologico. Certo, spesso non ci facciamo caso, specie in una giornata ricca di sole e temperature piacevoli, ma anche in quei momenti noi stiamo vivendo in funzione del tempo atmosferico. Tutto ciò che facciamo dipende dalle condizioni meteorologiche, dalla passeggiata al parco ad un pic-nic nei boschi, ad una gita in barca. E non solo, anche le attività più comuni come andare a lavoro o a scuola dipendono dal tempo. In particolari situazioni poi, questo risulta addirittura fondamentale, poiché alcune attività si possono svolgere soltanto con condizioni meteorologhe ideali (come ad esempio andare a sciare). Ecco quindi che prevedere il tempo risulta oggi un’attività fondamentale per la vita quotidiana di tutti noi e, per alcuni, la previsione non è soltanto frutto di un’elaborazione scientifica, ma è una passione innata che suscita una grande emozione. Tutti siamo attratti dalle previsioni di ogni genere, per il semplice fatto che prevedendo prima il fenomeno che ci si attende è possibile adottare le giuste misure o contromisure per far fronte al fenomeno stesso, cogliendo appieno tutti i suoi risvolti o evitando imprevisti, pericoli e danni che ne potrebbero derivare.

Maltempo:Venezia;dopo grandinate sale marea,acqua a un metro

Tuttavia, la meteorologia è una scienza con un ottimo grado di certezza, ma non può garantire un risultato sicuro al cento per cento. Inoltre, anche molti fenomeni atmosferici sono ancora sottoposti a studi scientifici (si pensi ai fulmini) destinati a scoprirne la natura e le cause scatenanti. Ed ecco che quando vediamo con i nostri occhi un fenomeno ancora oscuro alla scienza o conosciuto ma particolarmente spettacolare, rimaniamo attratti e ci fermiamo a contemplarlo, a guardarlo, a criticarlo. E, in quei momenti, il nostro animo si scuote e spesso rievoca eventi passati, gioiosi o tristi, legati in qualche modo alla nostra esistenza e al tempo. Infatti, molti di noi ricordano gli eventi più importanti della propria vita associandoli alle condizioni meteo di una bella giornata di sole o di una grigia e piovosa giornata d’inverno. Così, al mistero della complessità della natura e di quei fenomeni, la curiosità si fonde con i ricordi, creando un mix esplosivo di emozioni. Ecco dunque che iniziamo ad incuriosirci e a domandarci come e perché la natura riesce a scatenarsi con tanta violenza, a produrre violente tempeste, nevicate spettacolari che mutano il paesaggio o a ripristinare tutto in poche ore, facendo splendere un sole caldo e avvolgente. Ed è da qui che nasce la passione per la meteorologia, una passione che molti possiedono ma è latente e aspetta solo di essere scoperta e portata a galla, per soddisfare le nostre curiosità, provare a capire come opera la natura e anche quali sono le colpe dell’uomo in tutti quegli eventi catastrofici, imprevedibili e violenti che di tanto in tanto l’atmosfera scatena. Ecco dunque che all’input iniziale di curiosità che stuzzica la nostra passione latente, si contrappone la paura del fallimento, dell’essere incapaci di apprendere concetti fortemente legati alla matematica o alla fisica e, questo, finisce sperso per dissuaderci dall’approfondire le tematiche della meteorologia, di studiare e confrontarci con gli altri. Ma non è così. Non serve una preparazione eccelsa nei campi della fisica e della matematica, non servono strumenti complessi… serve soltanto molta immaginazione, osservazione critica del cielo e tanta passione.

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Il mio primo approccio alla meteorologia è avvenuto quasi per caso, stuzzicato dalla curiosità di sapere come nasce la pioggia e soprattutto i temporali e, nel tentativo di approfondire quei temi così apparentemente banali (con la semplice e mitica Wikipedia) mi resi conto che dietro a tutto ciò c’è un mondo, una scienza, capace di capire e studiare i fenomeni ma anche capace di prevederli e, ad ogni argomento compreso mi sentivo appagato. La mia curiosità sembrava esser stata del tutto colmata, si stava esaurendo e mi sentivo felice, ma all’improvviso appare un nuovo elemento, un nuovo fenomeno ed ecco che tutto ricomincia con la stessa curiosità e passione. Ancora oggi, nonostante il mio approccio alla meteorologia è stato fin’ora breve ma intenso, mi rendo conto che ogni giorno che passa c’è sempre qualcosa da imparare dalla natura e il mio occhio, sempre più critico, va alla continua ricerca della spiegazione dei fenomeni, in una spirale tanto contorta quanto magnificamente appagante. E, in questa continua attività di ricerca e soddisfazione personale, ha contribuito molto il parere e nondimeno l’esperienza di tutti gli attivisti nel settore e gli altri meteo appassionati che ogni giorno studiano e scambiano conoscenze e passioni, al fine di contribuire al miglioramento di questa meravigliosa scienza con lo scopo di creare una “cultura meteorologica” che ancora nel nostro paese è pressoché assente, ma fondamentale in una società civile e organizzata che vive in funzione del tempo, in un territorio ricco di insidie e problemi idrogeologici. Il mio personale ringraziamento in tutto ciò, non può che andare a Meteoservice, un utilissimo e semplicissimo sito nel quale molti meteo appassionati si ritrovano per commentare, studiare, apprendere, scrivere e leggere utilissimi post ed editoriali sulla meteorologia. Vorrei però puntualizzare che la meteorologia della quale stiamo parlando è quella amatoriale, comprensibile a tutti (o quasi) che si limita a prevedere i fenomeni o a saper leggere le carte e i modelli meteo, ma ciò non toglie che come tutte le altre scienze, quella della meteorologia conosce dei grandi scienziati, fisici e matematici che cooperano fra di loro per migliorare la precisione delle previsioni attraverso studi complessi e ricerca scientifica, con l’impiego di tecnologie all’avanguardia e anni di duro studio e lavoro alle spalle, che mai potranno competere con le conoscenze basilari dei meteo appassionati.

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Infine, mi preme anche fare un’utile considerazione per chi ha deciso di intraprendere lo studio di questa straordinaria materia, ossia che un buon autodidatta della meteorologia deve procedere con alcuni semplici passi: il primo è indubbiamente quello di conoscere e capire i fenomeni e i meccanismi di base che li generano. Il secondo è quello di dotarsi di un buon occhio critico, guardando il cielo e le nubi per capire cosa potrebbe accadere da li a poche ore. Il terzo è quello di dotarsi di una strumentazione di base, la quale vi permetterà di ottenere dati e parametri che vi faranno comprendere molte dinamiche riguardanti i fenomeni atmosferici. Il quarto e ultimo di questi è quello di approcciarsi alla comprensione dei modelli meteo, elaborati dai centri di calcolo, i quali consentiranno di capire le dinamiche atmosferiche generali su larga scala e, quindi, di intravedere il possibile scenario evolutivo del tempo nel medio-lungo periodo. Fare il contrario, ossia pensare di poter capire prima i modelli senza avere un’idea della didattica di base sui fenomeni è un errore gravissimo, poiché è come voler imparare a guidare la macchina senza prima conoscere i segnali stradali e, prima o poi, finireste per schiantarvi in qualche incrocio. In meteorologia è la stessa cosa, se non si comprendono prima i meccanismi dei fenomeni atmosferici, si rischia di prendere delle brutte cantonate nella previsione. Per ultimo, ritengo fondamentale che lo studio alla meteorologia sia affiancato a quello del territorio in cui si opera, poiché in molti casi, l’orografia del territorio svolge un ruolo fondamentale e determinante nella correttezza finale della previsione, giacché come spesso accade, alcuni fenomeni previsti o imprevisti sono oggetto di polemica e discussione, ma l’errore spesso non è frutto dei centri modellistici, ma del previsore che procede in maniera troppo generica e a volte scontata nell’analisi dei fenomeni previsti, senza tener conto della particolare conformazione del territorio di riferimento.

Grazie a Giovanni Sidari per questa testimonianza

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