85500 chilometri quadrati, circa il 2,8% della sua superficie totale: ecco la porzione di foresta amazzonica che è andata in fumo tra il 1999 e il 2010. E’ il risultato di una ricerca della NASA che, per la prima volta, oltre agli incendi appiccati dall’Uomo a scopi agricoli e di allevamento ha osservato con attenzione anche i piccoli (fiamme raramente oltre 40 cm) e lenti incendi che spesso si formano nel sottobosco della foresta pluviale.
I risultati dello studio, condotto grazie ai dati raccolti dai satelliti e pubblicato lo scorso aprile sulla rivista scientifica Philosophical Transactions of the Royal Society, hanno sorprendentemente evidenziato come in alcune annate i piccoli incendi che si sviluppano nel sottobosco abbiano mandato in fumo una porzione di foresta addirittura più ampia di quella bruciata dall’Uomo!
A favorire un gran numero di incendi del sottobosco è stato comunque l’Uomo, come dimostrato dalla mappa ricostruita dai ricercatori della NASA: nei 3 milioni di chilometri quadrati di foresta dell’Amazzonia Meridionale (area colorata di verde) gli incendi del sottobosco (zone gialline) si sono sviluppati prevalentemente ai margini della foresta stessa dove la vicinanza con le zone disboscate attraverso incendi su grande scala ha reso comunque terreno e vegetazione più vulnerabili all’aggressione delle fiamme.
Tuttavia, nonostante l’attività di disboscamento da parte dell’Uomo sia stata intensa e più o meno costante durante l’intero periodo di studio, in alcune annate gli incendi del sottobosco sono stati decisamente più numerosi che in altre. Gli studiosi ne hanno svelato la causa utilizzando i dati raccolti dallo strumento AIRS (Atmospheric Infrared Sounder) installato a bordo del satellite Aqua della NASA: questo sofisticato strumento infatti è in grado di misurare l’umidità della superficie è ha consentito di capire che il sottobosco si infiamma assai più facilmente quando cala sensibilmente l’umidità nelle ore notturne.
Fonte Meteogiuliacci