Editoriali — 04 Marzo 2014

__061708___img3In queste ore i cieli italiani sono ancora interessati da quella che può essere considerata l’ultima perturbazione atlantica, atta a chiudere un ciclo innescatosi lo scorso Natale e che, tra alti e bassi, ci ha accompagnato sino agli esordi di marzo. Gli scenari che adesso si profilano all’orizzonte, potrebbero lasciar contenti tutti gli amanti della primavera intesa come giornate soleggiate, accompagnate dai primi tepori di una stagione che quest’anno trova dinanzi a se le porte spalancate più che mai.

Un aumento della pressione indirizzata ai settori occidentali del continente, potrebbe infatti aprire le porte alla nascita di una nuova fase atmosferica che acquisterebbe caratteristiche assai diverse rispetto a quelle che abbiamo avuto sinora. L’elevazione di una zona anticiclonica sull’Europa occidentale, caratterizzata tra l’altro dalla completa mancanza di freddo nei settori scandinavi ed est europei, avrebbe discrete probabilità di avere ripercussioni sulla circolazione atmosferica prevista in Italia, almeno sino alla prima metà di marzo.

In quale modo l’anticiclone influenzerebbe il tempo del nostro Paese?

In questa delicata fase di transizione stagionale, risulta ancor più difficile poter stabilire le posizioni precise che andranno ad occupare le figure di alta e di bassa pressione, specialmente quando la previsione si spinge su distanze temporali molto lunghe. Tuttavia riteniamo che in questa occasione vi possano essere alcuni fattori predisponenti che potrebbero agevolare l’arrivo di una distensione anticiclonica quantomeno per i settori occidentali e centrali del continente.

La prima di queste considerazioni è di tipo puramente statistico; quasi tre mesi di atlantico forsennato hanno infatti determinato alcuni eccezionali surplus precipitativi come non si vedevano da diversi decenni. Eventi estremi di questo tipo potrebbero a tutti gli effetti essere considerati come “spie” di un possibile cambio climatico, ma la statistica a questo punto, impone quasi obbligatoriamente un periodo di generale stop precipitativo che può essere garantito solo dalla presenza di una zona d’alta pressione in Europa o sul Mediterraneo.

Il secondo e non meno importante elemento predisponente, potrebbe essere rappresentato proprio dalla “scottante” eredità lasciata dalla mitezza atlantica di questi mesi. Gran parte dell’Europa è infatti ancora una volta caratterizzata da un quadro termico fortemente sopramedia soprattutto sui settori centro-orientali. Durante le annate molto fredde infatti, l’espansione dell’alta pressione verso il cuore dell’Europa risulta fortemente ostacolato dall’ostinata presenza di masse d’aria fredda coadiuvate da depressioni gelide di origine continentale o più frequentemente artica. La presenza di queste gelide depressioni possono mettere i bastoni tra le ruote all’imposizione di un eventuale anticiclone che spesso tende a restare confinato alla sola Europa occidentale.

Il contesto termico così temperato che lascia in eredità la passata stagione invernale, potrebbe a tutti gli effetti agevolare la distensione dell’anticiclone dai settori occidentali europei verso parte del nostro Paese.

Risulta prematuro pronunciarsi sia sull’attendibilità della previsione, sia sulla posizione assunta da un’eventuale anticiclone inserito nel panorama atmosferico europeo. Una buona parte delle previsioni emesse sia dal modello americano, sia da quello inglese, nel periodo compreso tra il 10 ed il 20 marzo, pongono tuttavia l’accento sulla presenza di una zona anticiclonica collocabile sui settori europei occidentali, a cavallo tra la penisola Iberica ed il Regno Unito.

Un contesto barico di questo tipo, predispone una buona fetta di territorio italiano ad un generale “stop precipitativo” con prospettive di belle giornate primaverili soprattutto sui settori tirrenici, sulla Sardegna e le regioni settentrionali. Un pattern che lascerebbe invece qualche maggiore insidia per i settori adriatici e le regioni meridionali, aree d’Italia che potrebbero invece risentire della marginale influenza portata dalla presenza di alcune modeste depressioni sui settori europei orientali (penisola Scandinava – Balcani).
Leonardo.it

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