Meteo & Sport — 29 Maggio 2015
Vent’anni di potere del ‘colonnello svizzero’ che non premiò la Nazionale campione del mondo a Berlino, avrebbe voluto allargare i pali delle porte, abolire il fuorigioco e ha cambiato in fretta idea su Godeln Gol e tecnologia. Blatter è in corsa per il quinto mandato ma l’inchiesta rischia di travolgere ogni cosa. Gli agenti del Dipartimento di Stato americano indagano sull’assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022, gli accordi per il marketing e la distribuzione dei diritti televisivi.

Da circa vent’anni Joseph Blatter, il ‘colonnello svizzero’, il ‘signore dell’anello’, il ‘dittatore’ – com’è stato definito per il dominio incontrastato al vertice della Fifa dagli avversari – regge le sorti del massimo organismo mondiale. Venne eletto nel 1998 succedendo a Joao Havelange, da allora è riuscito a superare indenne ostacoli e polemiche, inchieste che hanno scandito il suo governo. Ma lo scossone che si propaga dall’America non è una tempesta in un bicchier d’acqua e per Sepp, come per i dirigenti a lui molto vicini e la struttura messa in piedi, rischia di essere la tempesta perfetta.

Uno tsunami che trascina nella risacca ogni cosa: invenzioni, parole, opere e omissioni. Non ci premiò a Berlino, quando nel 2006 l’Italia conquistò il Mondiale scollinando gli scandali di Calciopoli. Avrebbe voluto allargare le porte perché – diceva – “l’altezza media dei calciatori è cresciuta nel tempo”. La vecchia regola sul fuorigioco non gli piaceva e così, verificata l’impossibilità di abolirla per garantire maggiore spettacolo, si limitò a modificarla. Nel 2000 sancì che il “fallo da dietro è sempre da espulsione”. Ha cambiato idea sul Golden Gol, quello che ci schiantò nella finale con la Francia all’Europeo nello stesso anno, e capì che cancellare il pareggio era un’idea da accantonare. Si è arreso alla necessità di applicare la tecnologia al calcio per dirimere le questioni sulle reti fantasma quando nel 2010 in Sudafrica in tv fu chiaro a tutti – non agli arbitri – che il tiro di Lampard era gol.

Il mondo del calcio spaccato

Blatter, 79enne, al suo quinto mandato al vertice della Fifa (oggi effettivamente rieletto..) si ritrova  con uno scandalo da gestire, un brutto colpo per l’immagine e la credibilità dell’Associazione. Tagliole che ha saputo evitare nel corso degli anni riuscendo sempre a uscire indenne, più forte di ogni cosa. Africa, Sudamerica, Nord America, consensi dai Paesi caraibici, Asia e qualche federazione ‘amica’ in Europa lo sosterranno. Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e alcuni Paesi scandinavi voteranno contro di lui. Figo e van Praag, inizialmente suoi avversari nella corsa alla presidenza, si sono ritirati di recente. Resta solo il principe giordano Bin Hussein a sfidarlo. E un’inchiesta della Fbi che potrebbe mettere fine a un potere esercitato facendo (e in alcuni casi mantenendo) promesse e mostrandosi munificente nell’ambito del (suo) cerchio magico.

L’inchiesta partita dagli Usa e gli arresti in Svizzera

Un’onda anomala scaturita dal cuore della Federazione per l’indagine interna svolta dall’ex procuratore Michael Garcia che ha voluto andare a fondo nella vicenda rispetto alla volontà dell’organizzazione di chiudere il dossier per insussistenza di fatti e materiale probatorio. L’inchiesta partita dal Dipartimento di Stato americano travolge i vertici del calcio internazionale: accuse di corruzione, riciclaggio e frode pronte per essere formalizzate, sospetti sulla promiscuità di traffici indiscriminati che avrebbero condizionato l’assegnazione dei Mondiali del 2018 alla Russia e quelli del 2022 al Qatar, una gestione ritenuta nel complesso poco trasparente nella definizione degli accordi su markerting e diritti televisivi.

Almeno 14 le persone che nelle prossime ore potrebbero essere rinviate a giudizio, chiamate a difendersi davanti alla Corte federale di Brooklyn, a New York. Tra gli indagati dell’Fbi, ma su di lui non pende ancora alcun capo d’imputazione, c’è Sepp Blatter

All’alba, a Zurigo, sono stati arrestati una decina di dirigenti della Federazione: tutti prelevati – come racconta il New York Times – al Baur au Lac Hotel, erano lì in occasione del loro meeting annuale. Tra i dirigenti coinvolti figurano Jeffrey Webb delle Isole Cayman (uno dei vicepresidenti del comitato esecutivo della Fifa), l’uruguaiano Eugenio Figueredo (anche lui vicepresidente ed ex presidente della South Americas Soccer Association), Jack Warner di Trinidad e Tobago (ex membro del comitato esecutivo)

Fonte: Calcio.fanpage.it

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