Il buco nello strato di ozono potrebbe non essere così intenso sull’Artico come quello già presente sul Polo Sud. Ad affermarlo un articolo pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze Americana Pnas e scritto da ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit), coordinati da Susan Solomon.
L’ottimismo deriva dal fatto che i livelli di ozono nella regione artica non sono ancora arrivati ai minimi estremi visti in Antartide, probabilmente perché gli sforzi internazionali, per limitare le sostanze chimiche dannose per l’ozono, hanno avuto successo. Le basse temperature possono stimolare la perdita dello strato di ozono perché creano le condizioni principali per la formazione delle nubi stratosferiche polari. Quando la luce solare colpisce queste nuvole, si scatena una reazione con il cloro dei clorofluorocarburi (Cfc), ossia le sostanze chimiche artificiali utilizzate un tempo come il liquido nel circuito dei frigoriferi o il gas delle bombolette a spruzzo, che distruggono l’ozono.
Utilizzando palloni sonda e dati satellitari i ricercatori hanno esplorato entrambe le regioni polari ed hanno scoperto che i livelli di ozono sull’Artico hanno avuto un calo nonostante il freddo inusuale che c’è stato nella primavera del 2011.
Ansa.it