Ambiente, territorio & dissesti — 30 Settembre 2014

Secondo un nuovo studio scientifico, pubblicato domenica scorsa su “Nature Geoscience”, sarebbe la Corrente del Golfo a trasportare meno sale. La ricerca spiega come il raffreddamento dei mari settentrionali, a partire dal 1950, dipenderebbe dalla salinità dell’Atlantico e non dall’immissione d’acqua dolce dall’Artico.

“Si tratta di dati importantissimi perché dimostrano che la Corrente del Golfo non si sta per arrestare come riterrebbero alcuni scienziati. Ipotesi estremizzata, ad esempio, nel blockbuster hollywoodiano ‘The Day After Tomorrow'”, ha dichiarato Tor Eldevik, professore di oceanografia presso l’Università di Bergen.

I mari del nord si sono raffreddati notevolmente dal 1950, periodo nel quale è stata osservata anche l’accelerazione del deflusso della acque artiche a causa della fusione del ghiaccio. Una coincidenza che, a detta del team di ricerca, avrebbe spinto la comunità scientifica ad associare i due eventi.

“E’ opinione comune che il flusso d’acqua dolce proveniente dall’Artico andrebbe ad ostacolare il ramo settentrionale della Corrente del Golfo. Procedendo a ritroso nel tempo – percorrendo le ere glaciali – tale strato d’acqua dolce è stato indicato come il maggiore responsabile del rallentamento della circolazione oceanica e quindi del trasporto di calore verso i Poli”, prosegue Tor Eldevik.

I ricercatori hanno analizzato i dati disponibili dal 1950 e hanno concluso che il cambiamento di salinità nei mari nordici si spiega con la salinità variabile del ramo artico della Corrente del Golfo. Il meccanismo è stato anche modelizzato e seppur non presente nello studio in oggetto, spiegherebbe le diverse ragioni che hanno condotto al raffreddamento del nord Atlantico. La causa principale risiederebbe in un aumento generale delle precipitazioni nette sul Nord Atlantico (che può benissimo ricondursi al cambiamento climatico globale). Le maggiori precipitazioni si ripercuotono sulla Corrente del Golfo e lo studio in oggetto è in linea con tali conclusioni. Il deficit di salinità nei mari settentrionali non è legato alla presenzaa di uno strato superficiale di acqua dolce, ma sarebbe distribuito lungo tutta la colonna d’acqua a seguito del rimescolamento settentrionale della Corrente del Golfo.

Lo studio avrebbe importanti implicazioni pratiche. Il Centro Studi di Bjerknes sta sviluppando un modello climatico di previsione con l’obiettivo di creare un sistema operativo in grado di predire le variazioni climatiche su scala temporale da stagionale a decennale. “Il nostro studio documenta come i cambiamenti su larga scala della circolazione oceanica si propaghino nei mari settentrionali tramite la Corrente del Golfo”, conclude Tor Eldevik.

 

 

Fonte: Ivan Gaddari – www.meteogiornale.it

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