Editoriali — 05 Marzo 2014

slm 10 marzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Anticiclone delle Azzorre, in pieno Oceano, si sta organizzando per tentare di cambiare il pattern sinottico a scala europea ed alle nostre latitudini. Il progetto andrà molto probabilmente in porto e costituirà una vera e propria svolta rispetto al tipo di tempo che ci ha interessato da metà dicembre ad oggi, in cui il dominio delle correnti atlantiche è stato a dir poco incontrastato. Si arresta quindi il lungo treno di perturbazioni atlantiche che è passato anche dalla nostre latitudini, con l’ultimo sistema nuvoloso – cioè la perturbazione n.1 di marzo – che è entrato ad inizio settimana e che ancora nei prossimi giorni insisterà sulle regioni centrali del versante adriatico ed al Sud, in compagnia della depressione mediterranea che lo accompagna e che ne rallenterà l’evoluzione verso levante. Nei prossimi giorni non avremo quindi l’arrivo di nuovi sistemi perturbati poiché da ovest  l’espansione di un promontorio di alta pressione, che fa proprio capo all’Anticiclone delle Azzorre, andrà a costruire una sorta di muro invalicabile per le correnti perturbate che resteranno invece confinate alle coste inglesi e scandinave: in prossimità dell’Europa centrale, infatti, la figura barica stabilizzatrice dell’Oceano Atlantico si unirà ad un’altra figura di alta pressione che si allungherà dalla Russia, andando a costruire quello che in gergo tecnico prende il nome di ponte di Weikoff.

Gli ultimi aggiornamenti dei modelli fisico-matematici hanno calcolato la formazione di questa figura entro la giornata di domani ed il suo consolidamento nei giorni successivi, grazie ad un aumento della pressione sia in quota che al suolo. La struttura anticiclonica così allungata in diagonale durerà probabilmente almeno fino all’inizio della prossima settimana (figura 1), forse anche qualche giorno più in là, ed avrà il merito di costruire, per le correnti atmosferiche, un lungo nastro trasportatore di andata e di ritorno. Quello di andata sarà costituito dalle correnti atlantiche che scorreranno lungo il bordo settentrionale di questa figura anticiclonica e che si orienteranno da sud-ovest verso nord-est, aiutate anche dalla circolazione che fa capo alla semipermanente depressione d’Islanda. Quello di ritorno, invece, sarà formato dalle correnti orientali che scivoleranno lungo il bordo meridionale dello stesso ponte di Weikoff, richiamate in parte anche verso l’Italia da ciò che resterà dell’attuale circolazione di bassa pressione presente sui mari meridionali, in lento movimento verso levante. Avremo quindi aria più mite in movimento da sud-ovest verso nord-est da una parte, bilanciata da aria più fredda in movimento da nord-est verso sud-ovest a latitudini più meridionali rispetto al precedente flusso.

Ma perché abbiamo parlato, nel titolo dell’articolo, di un “ponte di Weikoff a… metà”? Perché questa figura barica – ed i freddofili lo sanno molto bene – è quella classica che, nella stagione invernale, riesce a far giungere fino all’Italia il gelido respiro siberiano. Solo in questa circostanza, infatti, quel lungo nastro trasportatore di ritorno rappresenta un’autentica autostrada che viene imboccata dall’aria gelida per arrivare fino alla nostra penisola. Possiamo allora sperare che, fuori tempo massimo, un’ondata di aria veramente fredda possa farci visita? No… perché laddove questo ponte anticiclonico andrà a “pescare” le masse d’aria per metterle in movimento verso le nostre latitudini, il freddo è latitante. Non facendo particolarmente freddo sull’Europa dell’est, è impensabile allora che il freddo riesca ad arrivare fino a noi. Possiamo comunque renderci conto ugualmente dell’azione dei due nastri trasportatori andando a vedere la posizione, a 850 hPa, del respiro mite e di quello freddo previsto ad esempio per lunedì 10 marzo (figura 2): il primo, definito dall’isoterma di +5 °C, muoverà dalle latitudini subtropicali fino a raggiungere probabilmente l’Europa centrale ed il Mar Baltico; il secondo, definito dall’isoterma di -5 °C, resterà per lo più confinato alla Russia e solo marginalmente, con qualche bolla di limitate dimensioni (e peraltro da confermare nei prossimi aggiornamenti), potrebbe raggiungere l’area balcanica ed influenzare marginalmente le regioni centro-meridionali.

Un ponte di Weikoff a metà dunque: perché se avessimo avuto anche l’aria gelida siberiana, i valori di temperatura riportati in figura 2 sarebbero stati di 7-10 °C più bassi sull’area compresa tra Russia, Balcani ed Italia. E vi avremmo quindi raccontato ben altre conseguenze…

http://www.meteogiuliacci.it/articoli/in-arrivo-un-ponte-di-weikoff-a-meta.html

t850 10 marzo

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