Muiono sette cinesi a Prato? Tutta colpa degli italiani. Il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge punta il dito contro di noi per la strage di domenica scorsa in uno stabilimento tessile dove lavoravano decine di operai cinesi: “La comunità cinese ha le sue colpe, noi abbiamo le nostre. I cinesi hanno bisogno di uscire dalle loro comunità chiuse, ma per farlo devono potersi fidare di noi. E noi forse non abbiamo dato loro tutta la protezione necessaria”, spiega il ministro in un’intervista alMessaggero. La Kyenge poi precisa: “I bambini cinesi di Prato sono ormai italiani di terza generazione. Parlano i dialetti locali. Vanno a scuola e si direbbe che siano perfettamente integrati. Ma quando crescono ed entrano nell’età lavorativa si trovano praticamente tutti rinchiusi all’interno delle varie imprese a carattere familiare. E se sono sfruttati, non denunciano. Noi dovremmo dare loro la sicurezza della protezione, se denunciano lo sfruttamento. La loro difesa passa per un percorso di immigrazione regolare”.
Problema Chinatown – Intanto sul fronte degli immigrati cinesi prova a rispondere il ministro del lavoro Enrico Giovannini: “Tra ministero, Inps e Inail, ogni anno ispezioniamo 243mila aziende, circa il 16% delle aziende con dipendenti, di queste nel 2012 circa 155mila erano a vario titolo irregolari”, ha affermato il ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Che ha sottolineato come in Italia ci siano “molte” Chinatown, ma il “problema non sono solo i cinesi, è responsabilità di chi organizza la produzione. Serve una cultura della legalità generalizzata, c’è la necessità di un cambiamento dell’impostazione culturale”.
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