Perché ci sono tanti siti meteo di varia natura, anche con grafiche accattivanti, che forniscono informazioni non sempre precise? Da un lato perché alcuni di questi siti non hanno dietro veri meteorologi professionisti ma appassionati, magari con spiccato senso del marketing e di uso della rete. Secondo alcuni, questo succede perché in Italia non c’è un albo di meteorologi, e così si sono improvvisati tali bagnini, agenti immobiliari, giovani liceali, ecc ecc. Senz’altro una qualche forma di riconoscimento della professione di meteorologo potrebbe essere utile, ma l’esistenza di albi in altri settori è, a torto o a ragione, messa in discussione e non sempre ha risolto i problemi di serietà e professionalità, creando vere e proprie caste.
Il motivo vero del proliferare dei siti meteo in Italia però è un altro; in Italia infatti il servizio meteorologico nazionale è militare, e questo non accade in quasi nessun paese del mondo, nemmeno a Cuba o nella ex URSS. Certo, svolge comunque un importante ruolo nelle osservazioni, negli organismi internazionali, ecc. e al suo interno ci sono e ci sono stati grandi personaggi televisivi e scientifici, ma un servizio militare e così specifico (affidato all’Aeronautica Militare) non fornisce servizi mirati all’utenza, sia singola che specifica (agricoltura, attività sportive, turismo stesso, ecc.)
Per la cronaca, in paesi come Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Germania e Usa, i servizi meteo sono agenzie civili, ben organizzate e con previsioni affidabili, anche con filoni commerciali al loro interno. Questa situazione ha così creato in Italia una vera e propria “meteo-biodiversità”: dai siti meteo amatoriali e commerciali appunto, ai servizi regionali. Sono così sorte alcune eccellenze, come va riconosciuto, in Emilia Romagna col servizio idrometeorologico dell’ARPA, ma alcune regioni (tanto per cambiare spesso al sud) sono carenti al riguardo; si è anche creata un’enorme dispersione (e spreco) per esempio nella gestione delle reti di misura e dei radar meteorologici; infine ogni regione ha siti con nomi e grafiche diverse e perfino sistemi diversi di classificazione degli allerta meteo. E in questa situazione, va da sé, vi è stato lo spazio per il sorgere, appunto, di migliaia di siti meteo di varia natura e affidabilità, che hanno poi facile gioco in un paese dove in genere la cultura scientifica è mediocre.
Infine, le ragioni turistiche. A nostro avviso i meteorologi diventano, in parte e come in altri casi e settori, il capro espiatorio di altri problemi più gravi ma più scomodi e difficili da risolvere. Tanto per fare alcuni esempi: la crisi economica, il cambio di usi e costumi (lo shopping nei centri commerciali, le spese per smart phone e PC, ecc), le mete esotiche e i viaggi low cost, la qualità dei servizi turistici, i prezzi, perché no, poi anche qualche operatore poco corretto. A ciò aggiungiamo i cambiamenti climatici, con eventi meteorologi sempre più intensi; al di là dei casi specifici, infatti è chiaro come l’estate finora è stata, soprattutto nel nord Italia, ballerina e soprattutto piovosa, con temporali anche violenti.
Ora, ci commenterà e chiederà qualcuno, diteci la vostra soluzione. Come si capisce, risolvere il problema non è facile, ma come sempre ognuno dovrebbe fare la sua parte. L’informazione, i siti commerciali, quelli istituzionali; qui servirebbe, non facile di questi tempi, un servizio meteorologico nazionale di tipo civile con sedi a livello regionale o macro-regionale; le perturbazioni infatti non sono federaliste. E comunque, impariamo anche ad andare al mare o in montagna ed ammirare la bellezza del cielo, anche quando è nuvoloso o piove, ma se c’è un allerta meteo ufficiale o pratichiamo sport in alta montagna o mare aperto, mai sottovalutare le previsioni meteo.
Fonte: ilfattoquotidiano