Tortorici, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi: “In Italia in media un sisma di magnitudo superiore ai 6.3 ogni 15 anni”.
In questa mappa della protezione civile sono evidenziate le zone a più elevato rischio terremoti con colore rosso. Come si vede, la dorsale appenninica, dalla Garfagnana a Messina, è una zona sismica che appartiene alla stessa regione geologica. L’Italia è un territorio geologicamente giovane, perciò le scosse strutturali di assestamento sono piuttosto frequenti.
Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, spiega: “Sul nostro Pianeta, si verificano, in media, ogni anno, almeno un paio di terremoti distruttivi ed in Italia un sisma di magnitudo superiore a 6.3. ogni 15 anni in media”. Tortrici constata che “ciò dovrebbe spingere ad una maggiore cultura della prevenzione sismica e della protezione civile: è necessario un continuo aggiornamento delle mappe di pericolosità sismica del territorio nazionale e per far ciò sarebbe indispensabile la presenza dei geologi in ogni comune, con una loro distribuzione accurata sul territorio e non lacunosa come allo stato attuale.
“Ma non bastano”, avverte Tortrici “una realistica classificazione sismica del territorio nazionale, una pianificazione urbanistica e una progettazione che segua i criteri antisismici. Condizione fondamentale per la sicurezza del territorio è anche una “cultura diffusa” della prevenzione sismica, dal mondo politico ed istituzionale ai bambini delle scuole primarie”.
Sul fatto che nel nostro paese non esista una cultura di prevenzione è d’accordo anche Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi. Bisogna infatti tener conto, dice Peduto, che “in Italia almeno 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico. La zona dell’Italia centrale colpita è riconosciuta come ad alto rischio sismico, del resto come la quasi totalità della catena appenninica. L’Italia intera, come è noto, è ad alto rischio, proprio perché è un paese geologicamente giovane e di frontiera”. I geologi propongono quindi “un fascicolo del fabbricato con una classificazione sismica degli edifici. Fondamentale anche un piano del governo per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici”. Perduto inoltre concorda anche sulla necessità di un’educazione scolastica su queste tematiche: “non dimentichiamo che, secondo alcuni studi, una percentuale tra il 20 e il 50% dei decessi, in questi casi, è causata da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l’evento sismico ”
Per spiegare il fenomeno dei terremoti e cercarne le cause, Eniday, sito dell’Eni dedicato alle scuole, si è affidato agli esperti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
I terremoti si verificano nella parte più superficiale del nostro pianeta e sono dovuti ai movimenti delle placche di cui è composta la crosta terrestre. Tali spostamenti sono prodotti dai moti convettivi del mantello, su cui le placche “galleggiano” e da cui sono spinte e trascinate. Questi sforzi sono massimi vicino ai confini delle placche, come per esempio in tutto il Mediterraneo, e minimi al loro interno, come accade in Canada o nell’Africa centro-occidentale. Per la maggior parte i terremoti avvengono proprio dove una placca si incontra con l’altra: dal loro sfregamento o scontro si generano le scosse sismiche. E’ il caso dell’Italia, che si trova al margine di convergenza tra due grandi placche, quella africana e quella euroasiatica. Il movimento di queste causa l’accumulo di energia e una deformazione che occasionalmente vengono rilasciati sotto forma di terremoti di diversa intensità.
I terremoti si ripetono spesso in zone già colpite in passato. In Italia, le aree soggette alle scosse più violente sono la Sicilia, le Alpi orientali e i luoghi lungo gli Appennini centro-meridionali, dall’Abruzzo alla Calabria. Dal 1900 a oggi si sono verificati sul territorio nazionale 30 terremoti molto forti (Mw≥5.8), alcuni dei quali sono stati catastrofici.
Fonte: www.ilfoglio.it