Editoriali — 24 Maggio 2014

di Laura Giannoni
In Italia la gru cenerina non nidifica più, il grifone e l’orso bruno rischiano l’estinzione, il delfino e la tartaruga sono in pericolo. Insieme a loro, circa 20mila specie animali e vegetali nel mondo, un terzo di quelle prese in esame dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), sono minacciate da inquinamento, riscaldamento globale e degrado degli habitat, pesticidi agricoli e allevamenti intensivi, eccessi di pesca e introduzione di specie esotiche invasive. La biodiversità, cui dal 2000 l’Onu ha dedicato una giornata mondiale che si celebra il 22 maggio, sconta le azioni dell’uomo a tutte le latitudini, dall’equatore ai poli.

A livello globale, spiega la Iucn, sono in pericolo il 41% degli anfibi, il 33% delle barriere coralline, il 25% dei mammiferi, il 13% degli uccelli e il 30% delle conifere. In Europa la situazione più grave è nel Mediterraneo, dove rischiano il 21% delle specie valutate in Spagna, il 15% in Portogallo e il 14% in Grecia. L’Italia detiene il primato della biodiversità europea con oltre 67mila specie di piante e animali, circa il 43% di quelle presenti nel Vecchio Continente.

Anche nel Belpaese, però, le popolazioni di vertebrati sono in declino, soprattutto in ambiente marino. Su 672 specie esaminate, 6 sono estinte (oltre alla gru cenerina la quaglia tridattila, il gobbo rugginoso, il rinolofo di Blasius, lo storione e lo storione ladano), 161 sono gravemente minacciate di estinzione e 49 in pericolo. Stando all’Ispra, il 50% delle piante, il 51% degli animali e il 67% degli habitat, tra quelli di interesse europeo presenti in Italia, sono in uno stato di conservazione cattivo o inadeguato. Le conseguenze di questa perdita non si limitano alle comunità scientifiche di zoologi e biologi, ma investono settori chiave come l’alimentazione e l’energia, le risorse idriche e la vulnerabilità ai disastri naturali. La biodiversità, ricorda infatti Legambiente, è il ‘capitale naturale’ del Pianeta. Dal suo mantenimento dipendono il cibo e le materie prime, la regolazione delle acque e lo stoccaggio della CO2, mentre la sua compromissione danneggia gli ecosistemi e anche l’economia. Secondo l’Ocse i danni causati dalla perdita della biodiversità, da qui al 2050, sono stimabili tra i 2 e i 5 trilioni di dollari all’anno. Anche per questo, sottolinea l’associazione ambientalista, ”la biodiversità può e deve essere una leva su cui puntare per rilanciare l’economia del Paese”.
fonte: ansa.it1311857365093_Nuova_Caledonia,_immersioni_e_snorkeling_tra_i_coralli__Foto_Pierre_Laboute

Share

About Author

(0) Readers Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Informativa sui cookie. Continuando la navigazione ne accetti l'utilizzo maggiori informazioni

Non utilizziamo alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie legati alla presenza di plugin di terze parti. Se vuoi saperne di più sul loro utilizzo e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostraINFORMATIVA

Chiudi