Cosa sappiamo davvero dei climi tropicali? Scrosci improvvisi di pioggia accompagnata da tuoni e fulmini: “E’ un temporale tropicale”. Alluvioni lampo dovute al passaggio di intense perturbazioni: “E’ una pioggia tropicale”. Normali ondate di calore estivo che fino a due decenni fa, pur senza l’attuale diffusione dei condizionatori, passavano praticamente inosservate: “E’ un caldo tropicale”. Insomma, sempre più spesso si sente da più parti parlare di tropicalizzazione del clima. Ma qualcuno si è mai fermato un istante a riflettere sul peso di certi termini, strappati all’ambiente scientifico e utilizzati senza cognizione di causa?
Chi parla di “tropicalizzazione” dovrebbe conoscere esattamente come funziona la circolazione atmosferica alle latitudini tropicali, che evolve in modo completamente differente da quella delle nostre latitudini.
Dovete pensare, ad esempio, che la modellistica utilizzata dai grandi centri di calcolo mondiale e sulla quale ci basiamo per produrre le previsioni del tempo che tutti ben conosciamo, non è utilizzabile per prevedere il tempo ai tropici, dove vengono utilizzati opportuni modelli appositamente sviluppati.
Ai Tropici non esistono perturbazioni, la massa d’aria è omogenea e per piovere occorrono i temporali. Questi si sviluppano per accumulo di aria in virtù della confluenza dei cosiddetti Alisei. Anche i cicloni tropicali hanno una struttura fisica completamente differente da quelli extratropicali. Tanto per fare un esempio: non si potrà mai paragonare il classico ciclone d’Islanda, centro depressionario colmo di aria fredda originatosi in seno al vortice polare, al ciclone tropicale Katrina, struttura a cuore caldo sviluppatasi in seno a ondulazioni atmosferiche sulle caldissime acque dei Caraibi.
Clima tropicale? Beh, allora lasciamolo dov’è e noi godiamoci il nostro clima temperato, fatto di alti e bassi, di estate e di inverno, di gioie e di dolori. Anche il tempo ha un’anima, noi cerchiamo almeno di avere un cervello…
Luca Angelini per Meteoservice.net