Terremoti — 02 Aprile 2014

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SANTIAGO DEL CILE – Una scossa di terremoto di magnitudo 8,2 nel Pacifico, al largo del Cile settentrionale, ha provocato nel giro di 45 minuti uno tsunami le cui onde più alte, abbattutesi su Iquique (circa 1.800 chilometri a nord di Santiago) hanno raggiunto i 2,3 metri. L’allerta è scattata per tutta la costa occidentale dell’America Latina. Almeno cinque persone hanno perso la vita e altre sono rimaste ferite. Frane hanno bloccato alcune strade a scorrimento veloce. Migliaia di utenti sono rimasti senza corrente elettrica e vari esercizi commerciali hanno preso fuoco. Le autorità cilene hanno ordinato l’evacuazione preventiva delle zone costiere più vicine all’epicentro. Altrettanto hanno fatto quelle peruviane: a Lima è stata “chiusa” la parte della città che si affaccia sul mare.

“Un sisma di queste proporzioni ha il potenziale per provocare uno tsunami distruttivo che può colpire le aree costiere vicine all’epicentro nel giro di minuti o zone più distanti dopo ore”, ha comunicato il Pacific Tsunami Warning Center che ha emesso un allarme di pericolo tsunami per Cile, Perù ed Ecuador e un’allerta per Colombia, Panama, Costarica, Nicaragua e successivamente Messico, Honduras e Hawaii.

Il terremoto è stato registrato alle 20:46 di ieri ora locale, l’1:46 di oggi in Italia. Secondo i rilevamenti dello United States Geological Survey (Usgs), ha avuto ipocentro a 20,1 chilometri di profondità ed epicentro 95 chilometri a nordovest di Iquique, capoluogo della regione di Tarapacà e principale porto del Cile per l’esportazione mineraria, dove alcune case sono crollate e ha subito danni l’aeroporto. Gli edifici hanno tremato anche in alcune aree del Perù e della Bolivia. Quella principale è stata seguita da almeno dieci forti scosse di assestamento, una delle quali di magnitudo 6,2.

La presidente cilena, Michelle Bachelet, ha dichiarato lo stato di calamità naturale per le regioni settentrionali d’Arica, Parinacota e Tarapacan (al confine con il Perù), più colpite dal sisma.

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